PSICOTERAPIA, PSICOTERAPIE

La psicoterapia cognitiva lavora in primis attraverso l’identificazione e la comprensione, alla luce della propria storia di vita, di pensieri disfunzionali, che ci ostacolano nella quotidianità.
Secondo questo approccio scientifico, ciò che sta alla base della sofferenza non sono gli eventi che ci capita di vivere, ma l’interpretazione (i pensieri appunto) che di essi facciamo.
Tali pensieri, riguardanti noi stessi, gli altri e il mondo, assieme alle emozioni spiacevoli che da essi spesso scaturiscono, si organizzano, nel corso del tempo, in idee e schemi mentali dolorosi e invalidanti.
Naturalmente l’essere umano è portato ad evitare tale sofferenza, ma spesso, i tentativi per allontanare tale dolore sono altrettanto disfunzionali e invalidanti, a causa principalmente della loro rigidità.

La psicoterapia cognitiva prevede una forte collaborazione e un forte impegno da parte sia del terapeuta sia del paziente: il terapeuta sarà l’esperto delle tecniche, ma l’unico vero esperto di sè, della propria storia e della propria sofferenza è il paziente.

Nasco come terapeuta cognitiva “standard”, ma mi sono appassionata e formata approcciando anche teorie differenti: terapie cognitive di seconda e terza generazione, terapia metacognitiva interpersonale, mindfulness, schema therapy, EMDR.

Pratico mindfulness e ho frequentato un corso di perfezionamento in Mindfulness-Based Cognitive Therapy. Tengo sempre in considerazione i principi delle terapie orientate alla mindfulness nell’approccio alla sofferenza psicologica.

Sono Terapeuta EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) di I livello, approccio di trattamento agli eventi traumatici che integro all’interno di una visione cognitivo-costruttivista.

PERCHÈ INIZIARE UNA PSICOTERAPIA?

A volte sembra che tutto sia diventato “troppo”: troppo difficile, troppo pesante, troppo ansiogeno, troppo monotono. Ci si sente sovraccarichi e senza risorse.
A volte sono i cambiamenti a essere difficili da affrontare e gestire, a volte è la mancanza di cambiamento a farci stare male.

Tutto questo può portare a sperimentare livello di ansia, depressione, rabbia difficili da gestire, così come a difficoltà a relazionarsi con se stessi e con gli altri.

L’ansia o la paura che ci bloccano, la rabbia che esplode e che non riusciamo a gestire, la fatica e la mancanza di energie. Questi e altri sono segnali da ascoltare e che dovrebbero spingerci a chiedere aiuto.

Si può chiedere aiuto anche per una relazione in cui ci sentiamo in trappola, un rapporto che non sentiamo più soddisfacente o giusto per noi, per difficoltà legate al sesso, all’affettività, o all’essere genitori. Oppure per delle difficoltà a rapportarsi con gli amici, con il capo, con i colleghi.

Perché una psicoterapia cominci, persegua e abbia successo, ci vogliono diversi ingredienti: motivazione, timing e un pizzico di pazienza. Infatti, si tratta di un lavoro artigianale fatto a due mani, nel quale ci vogliono esercizio e metodo. Il terapeuta è esperto del contenitore, il paziente è l’unico vero esperto del contenuto: se stesso.